A Fabio, 5 aprile 2009.

martedì 11 dicembre 2007

8 dicembre Hilton Jumeirah Dubai “The BAA Day”

I tre giorni a Dubai hanno, in verita', un unico scopo (dopo aver capito che i mall non sono di nostro gradimento). Visitare il Burj Al Arab, L'Hotel. L'hotel, unico al mondo, con 7 stelle. E per accedervi bisogna avere una prenotazione in uno dei ristoranti, come minimo. Non si puo' andare li' a dire “Me ne hanno parlato un paio di amici, vorrei fare un girettino...” E, come minimo, un pranzo costa 70 euro, ma e' a buffet, quindi andandoci a digiuno da 3 giorni loro ci perdono. Io e Carla non lo eravamo, ma ci siamo difesi.

Comunque, dopo una corsetta bruciagrassi (oggi mangeremo abbondantemente 3 volte...) e la mattinata in spiaggia a passeggiare sotto il sole per rafforzare l'abbronzatura, in vista del rientro in Italia, alle 12 e 45 un taxi (autisti in divisa, qui a Dubai...) ci ha prelevato al nostro hotel per portarci al BAA, un decina di km, 25 Dhiram (5 euro scarsi). Giunti all'accesso primo controllo. Ok, prenotazione esistente. Via libera. Arrivati subito un dattero (solo per Carla, a me sembrano burdigoni...) come benvenuto. Poi “Salite pure al mezzanino con la scala mobile e vi troverete il ristorante (Al Iwan) a destra, buon pomeriggio, signore, buon pomeriggio, signora”.

Saliti al mezzanino ci troviamo una fontana con giochi d'acqua splendida, e girando il naso all'insu' la vista dall'interno e' incredibile. E' presto e girando nei dintorni trovo un ascensore che sale all'ultimo piano, dove c'e' un ristorante con vista mozzafiato. Riscesi entriamo nel nostro, e il buffet e' sicuramente superiore alla norma: pesce freschissimo ostriche e tante specialita' arabe di cui ignoro il contenuto (speriamo che il mio corpo si dimentichi delle mie allegie....) in cui mi tuffo per un assaggio piccolo ma dissennato. Il tavolo dei secondi offre anche un cuoco che puo' soddisfare richieste non presenti, ma dubito che uno non riuscisse a trovare qualcosa di extra.

Infine i dolci, un intero bancone. Un delirio a cui devo rinunciare per almeno la meta', tra frutti di bosco e noci una gran parte dei piatti mi e' vietata. Tuttavia provo il latte di cammello addolcito con acqua di rose, dolcetti dolcissimi ai pistacchi, una torta di mango, la creme brulee e altri che non ricordo... Satolli per davvero, indugiamo ancora al tavolo a goderci questo tempio dell'eccesso anche molto kitch. Il gusto non si compra, direbbe qualcuno, e questo hotel non sfigurerebbe negli States, di certo.

Usciamo e come bambini davanti ad una giostra rimaniamo incantati ancora alla fontana ed ai suoi giochi d'acqua. Il clou e' l'inserviente cinoarabo pronto a detergere le gocce che lo spruzzo centrale manda appena oltre il bordo. Usciamo a piedi e percorriamo il lembo di terra che collega l'hotel alla terra ferma ammirando un altro hotel per “poveri” il Jumeirah Beach, con stanze da 500 euro in su'. Ma quando finira' il petrolio che faranno?
Ritorniamo giusto in tempo per un'altra passeggiata (digestiva) in spiaggia. E un bel tramonto. Ceniamo per onorare il buffet messicano, ma siamo ancora pienotti dal pranzetto....

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