A Fabio, 5 aprile 2009.

lunedì 15 dicembre 2008

Il giorno dopo

Ringrazio Fabio e tutti quelli che mi hanno consolato e cercato di farmi capire che l'impresa rimane. A mente fredda, ragionando, i crampi, i dolori ai piedi (i soliti neuromi, insomma), ci stanno, magari i primi imprevisti ma i secondi me li aspettavo. Cio' che mi ha sorpreso (spaventato?) e' che ad un certo punto sono schizzato di testa. Io mi ero studiato l'altimetria, proprio per non avere sorprese, proprio per avere la "consolazione morale" nei momenti peggiori che la strada sarebbe stata in discesa (e non metaforicamente).

Quando pero' la strada, anziche' declinare dolcemente (come all'andata, che saliva dolcemente) declinava "ad onda" (discese e leggere risalite, che dopo 28-29 km non sono poi cosi' leggere) o non riuscire a vedere tanto per via della nebbia, a quel punto, invece che rimanere lucido e non pensare ad altro che ad andare avanti, rallentando il passo magari, o cogliendo l'attimo, li' mi fermavo a camminare e a sacramentare, come -fatte le dovute proporzioni!- Bellini in mezzo al Pacifico.

Non me ne capacito, io che ho finito 9 Ironman, laddove inizio la maratona dopo circa 8/9 ore che sto faticando, sudando e sbuffando, a quel punto rinasco, mi "ricarico" e pur con tempi finali maggiori nei 42,2 km (fra le 5 e le 6 ore) ho un approccio mentale positivissimo che mi porta a correre (beh, camminare molto, in verita') con il sorriso, a salutare, ringraziare e a vivere la maratona dell'IM benissimo. L'ho detto la settimana scorsa come battuta, ma forse, se fossi veramente andato in bici a Reggio (90 km) avrei fatto meglio.

Cosi' come (Grazie Gira) vorrei consolarmi con il motto di Muttley, il cane di Hanna e Barbera, "Medaglia, medaglia medaglia!", ma oggi non riesco proprio. Forse ho sbagliato a darmi obbiettivi velleitari piu' elevati che il mero "arrivare". . .

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