A Fabio, 5 aprile 2009.

martedì 24 aprile 2012

London calling

Alla fine un po' ci si vergogna ad essere uno dei 3000 (su oltre 36.000) che non ha contribuito a raccogliere neanche un penny di quei 50 milioni di sterline che hanno raccolto in beneficenza. Perche' la maratona di Londra e' il piu' grande evento di raccolta fondi al mondo. Ripeto, a parte noi "fortunatissimi" 3000 overseas (tutti i non inglesi) gli altri 33.000 corrono qui solo perche' hanno raccolto fondi (da 500 sterline in su), bussando ad ogni porta, sterlina su sterlina, giorno dopo giorno. Quindi domenica tutti correvano per una (giusta) causa, mostrata con orgoglio o con una semplice canottiera, o con un vistoso (a volte eccessivo) costume. Se poi,magari, non dessero 450 mila dollari ai top runners per essere qui (e parliamo dei primi 12-15 atleti a livello mondiale, sia uomini sia donne), ci farebbero una figura migliore, anche se li paga lo sponsor.

Inizia tutto venerdi. Gia' la nottata non e' stata il massimo, poi mi sono dimenticato alcune cose fondamentali, la patente, ad esempio, frutto del ragionamento "tanto a Londra non devo guidare", dimenticando che sono andato e dovrò tornare dall'aeroporto...

L'imbarco e' stato veloce, ed anche quella che sembrava una fila biblica per il controllo dei bagagli in realta' e' stato rapido. Il volo sta procedendo fra una discreta caciara, con famigliole e gruppi assortiti di turisti-podisti. Arrivati a Gatwick, il treno porta in poco piu' di 30 minuti a Victoria Station, la mamma di tutte le fermate dei mezzi pubblici. La prima cosa che preoccupa e' la massa di gente che formicola. Tutti vanno nella propria direzione, ed e' un miracolo (ma a volte succede, e fragorosamente) che non ci scontri.

Una discreta fila per prendere il biglietto giornaliero, 7,70 sterline, perche' oggi dobbiamo andare nella zona 4, dove c'e' l'Expo della maratona, per ritirare il pettorale. Ma prima scarichiamo i bagagli in hotel (il Gloucester Millenium), e qui conosciamo i nostri angeli custodi di Born2Run, che piu' o meno "discretamente" (a seconda di come uno vuol essere seguito o aiutato) ci assistono. Ci dicono che se vogliamo andare a ritirare il pettorale con loro l'appuntamento e' alle 17.30 nella hall, altrimenti possiamo anche fare da soli. Apprezzabile, a noi non piace essere soffocati di attenzioni. E difatti ci arrangiamo, prendendo la metro, che qua a Londra e' insita nei cromosomi di tutti. E' la cosa piu' semplice da fare.

Arriviamo all'Expo ed e' organizzata benissimo: subito ci consegnano il pettorale ed il chip, poi lo shop "marchiato", e gli stand ottimamente miscelati fra main sponsor, espositori tecnici e charity. In fondo la zona del Pasta Party, non vincolato ad orari ma sempre aperto. Carla aggredisce subito lo shop comprando una cerata, io non sono convinto e mi limito ad una tazza (mug) ed un cappellino che mi sta pure male. E' anche ora di pranzare, e facciamo il pasta party, ovvero una sacca con una mela, una bottiglietta d'acqua, un panino (freddo), una ciotolina con dell'insalata. Di caldo la pasta, pomodoro o "bolognese sauce" (ancora?). Noi la prendiamo bianca. 8 sterline.


Poi giriamo fra gli stand, provando anche cio' che troveremo in gara (i gel e i sali Lucozade) oltre ad decine di altri assaggi. Anche perche' la pasta era una porzione da bebe'. Prima di uscire, la firma. Alla fine abbiamo camminato anche troppo, ma e' venerdi... In hotel ci rilassiamo per il resto del pomeriggio e per cena giriamo nei dintorni, addocchiata una Steak House ci togliamo un bello sfizio (vino rosso compreso) spazzolando io 3 etti, Carla due, di carne morbida come burro.

Sabato. Colazione da ospedale, i soliti 90g di crusca e muesli con latte con te e caffe', per noi. A malincuore lasciamo tutto un bendidio. Dai pancakes alla tipica colazione inglese, dalle brioches e pasticceria varia all'angolo asian con i noddles. Lunedi arrivera', no?

Oggi dobbiamo fare poco, soprattutto non affaticare le gambe. Facile a dirsi, ma a Londra come fai a non far nulla? Decidiamo per una visita all'Abbazia di Westminster. Bella, bellissima, ma 16 sterline a testa.... Anche con la guida (in italiano) elettronica. Pero' merita. Viste le tombe di re, regine, poeti e statisti. Soprattutto dove si sono sposati i reali inglesi.


Pranzo dietro l'hotel, Ask Italian la catena, olio extra vergine di oliva pugliese e linguine alle verdure. Tutto perfetto, da non credere. Al pomeriggio prima della riunione cominciamo i riti. Il chip piu' stupido del mondo va attaccato alla scarpa con 2 fascette, non ai lacci perche' quando lo tolgono tagliano le fascette (o i lacci, di conseguenza). Il pettorale io me lo metto in versione triathlon, con cintura elastica, Carla lo punta sulla canotta e mettera' in cintura una fascia con i gel. Io mettero' 4 gel nel ciclista da triathlon.


Le previsioni variano di ora in ora ma quello che sembra certo e' che fara' freddo, per la pioggia non si sa quando, ma piovera'. E allora io preparo gambali e manicotti, intimo tecnico e con windstopper sul davanti, canotta sopra. scaldacollo e guanti. Carla pinocchietti e intimo manica lunga. Alla riunione tecnica Herbert e Manlio ci spaventano un po'. Che poi sono cose che durante la corsa arrivano come macigni. Le salitelle e le discesine, ad esempio, quel pezzo dopo il Tower Bridge. Vabbe', magari era meglio parlare solo delle cose "pratiche" (partenza h 7 dall'hotel con pulmann, zona dedicata agli overseas con punto Burn2Run, rientro in metropolitana da soli).

Cena sempre nei dintorni, sempre con una ottima pasta bianca (non vale piu' dire che non sono capaci di fare una pasta al dente, ok?), perche' le salse mica ispiravano... La pizza si, pero'. Vabbe', la mangeremo in Italia.

Domenica. Sonno non proprio ideale, colazione alle 6.00 con qualche fetta di pane abbrustolita, burro e marmellata. The e caffe'. Potro' mangiare qualcosa anche piu' tardi, visto che lo start e' alle 9.45. Puntualissimi partiamo e in breve siamo in questo immenso parco di Greenwich, il meridiano zero. E' una piana enorme, verde. Qualche tenda per il caffe, alcune per cambiarsi (e difendersi dal vento) e tantissimi wc chimici. Sole pieno, vento e discretamente freddo, come da previsioni. Alle 9.30 consegniamo la sacca che troveremo all'arrivo e ci portiamo alla nostra griglia di partenza. La 8 (anche se avevo la 7), per partire con Carla. Dietro di noi solo la griglia la 9, che sembra quella dei non competitivi...



Non sembra affatto la partenza di una maratona. Ma piuttosto il Gay Pride. Mi passano a fianco uomini (e donne) travestiti da rinoceronti, cavalli, Re di cuori, bottiglie, corsari, Popeye, Borat, stelle, seminudi... E tutti rigorosamente "a sostegno di".




Impiegheremo (anche se ci sono 3 serpentoni di partenza) 12 minuti per arrivare alla linea di partenza. Un saluto a Carla e via, si parte. Ora che sono partito mi accorgo che non ho idea di che passo tenere, ma soprattutto che ho la pipi'...... La prima cosa: il passo non lo decido. La strada, sia pure larga, e' un muro di gente. Provo a zigzagare, ma e' inutile, mi trovo sempre un muro di gente dopo uno appena superato. E allora "vada come vada". Appena trovato l'urinario (a quattro, mancava che ci dessimo le carte...) e svuotata la vescica riparto intorno ai 5.30-5.40/km, senza fatica.

Impressionante il pubblico, ovunque, un tifo in certi punti assordante, come la zona del Cutty Sark... Il Tower Bridge, al 20imo chilometro e' un apoteosi, ci si vergogna quasi, a camminare... Ancora reggo bene, e quando arrivo al 22imo chilometro sono talmente impressionato di stare cosi' bene che... cammino. Dandomi del cretino riparto, ma oramai l'incantesimo e' finito. In effetti oggi non sono mancati i piedi (3 sole soste dal 30imo km) o la testa, mi sono mancate le gambe... Sono andato troppo forte nei primi 15 km... Errore fatale. Oltretutto, queste famose salitelle, discesine, ma ancora di piu' i dossi, mi hanno distrutto le caviglie.

E poi ho fame. Ho gia' consumato i 4 gel neanche al 25imo km, e disperatamente ad ogni rifornimento cerco i sali. Finora ho sempre rifiutato le caramelle del pubblico, ma ora non ce la faccio: ho troppa fame. E ancora un muro di gente, davanti, di fianco dietro... Va bene, la prendiamo come viene, oggi.. Sono stato superficiale. E Carla? Di sicuro avra' caldo (io ho tolto i guanti al quinto chilometro, ho abbassato i manicotti al settimo e ho i gambali fradici) ma pensavo che mi avesse pure passato. Tra una corsetta e una camminata arrivo all'ultimo chilometro, gia' ho visto tantissima gente stesa svenuta, con la bombola dell'ossigeno, portata via in barella (qui non e' obbligatorio il certificato medico agonistico, e si vede), e mi decido a provare di correre per bene, in fondo siamo sotto il Big Ben e fra poco passeremo di fianco a Buckingam Palace!

Ecco, ora vedo il traguardo.... coraggio.... ultimi 200m... e' fatta. Ho concluso la maratona di Londra. Il resto e' vorticosamente veloce: medaglia, chip (si sale una passerella dove una taglia velocemente le fascette), sacco con generi di conforto (e maglia finisher). Il solito chilometro a piedi per recuperare le sacche. Recupero la mia, e vedo che Carla non e' ancora arrivata. Mi sembra strano, ma purtroppo anche per lei e' stata una sofferenza, anche se condizionata dalla mente.

Velocemente torniamo in hotel, il nostro umore e' nero come il clima, che in poco piu' di mezzora e' passato da un sole pieno ad uno scroscio di pioggia malefico, con nubi nerissime. Non bastera' il mitico Fish & Chips del Rock and Sole Plaice per risollevarci (beh, un po' si)...



Lunedi. Mi sveglio con una gran fame. Ho anche gia' somatizzato la maratona, la prossima saro' piu' saggio. Mi tuffo nella colazione come un lanzichenecco arriva in una citta' da saccheggiare. Ho assaggiato tutto, ed anche di piu'. Anche i noddles. Ma sono ancora satollo quando dopo aver vagato per mezza Londra negli unici acquisti non sportivi (i regali), con Carla decidiamo di fare l'esperienza del ristorante Thai, ovviamente non trovandolo.

Dopo un lungo giro a vuoto, bagnati spolti (diluvia, smette, piove, ridiluvia ecc.), troviamo questo Thai Square che ci ispira fiducia. Menu' Gold (25 sterline a testa) con birra (ovviamente Thai) composto da antipastini (raviolo, involtino, gambero e granchio fritto, spiedino di pollo al curry, il tutto con salse piuttosto piccanti. Le zuppe, di lemongrass con funghi e gambero una, latte di cocco e mandorle, funghi e pollo l'altra. Eccellenti. Il top e' il pesce, il sole per me con salsa piccante ma addolcita dal cocco e dalle mandorle per me e gamberoni fritti per Carla. Come ci avevano consigliato, la cucina asiatica in Italia e' completamente sputtanata dai cinesi, qua la roba e' veramente buona.



Anche se ieri sera in aereo per Bologna il cerfoglio (un tipo di prezzemolo) andava ancora su e giu'...

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