A Fabio, 5 aprile 2009.

martedì 31 luglio 2012

Come la RAI

Pur continuando ad aggiornare il blog, postero' i resoconti dei primi Ironman (che pubblicavo e sono visibili sul mio sito), come la RAI ripesca dalla videoteca vecchissimi film e serie del secolo scorso. Io faccio lo stesso, andandomi a rileggere com'ero e le emozioni vissute in quelle prime esperienze di Ironman. 

Senza dimenticare, pero' che ieri sono andatro a trovare Gianni, il quale mi ha strapazzato in bicicletta su e' giu' per Montebudello e Tiola dandomi la solita lezione in bici, casomai avessi avuto velleita' di stargli davanti. Ed ora cominciamo con le repliche...



IRONMAN SWITZERLAND

Zurigo 25 luglio 2004

Quando un anno fa ho conosciuto il Triathlon, la Triplice fra gli addetti, non sapevo neanche che esistesse una prova chiamata IRONMAN. Quando poi ho saputo che consisteva in 3,8 km di nuoto, 180 km in bici ed una maratona, ovvero 42,195 km -ovviamente di seguito-, dapprima la certezza sull’impossibilità di portare a termine siffatta fatica. Poi il desiderio almeno di provarci. Infine un tarlo dentro di me s’insinuava... E se...? 

In fondo, se in piscina facevo di seguito due "corsi" di 50 minuti, più o meno risultavano 150 vasche (ossia 3750 m) ed una maratona, pur non avendola mai corsa, potevo riuscire a finirla, almeno nel tempo rimanente da quando si finisce la frazione in bici (in sostanza 5-6 ore) Il problema vero era la frazione in bici, che tuttora mi è ostica su bravi distanze, specie se i percorsi sono vallonati o con salite a strappo. Se fossero 180 chilometri belli pianeggianti...

Così tutto lo scorso inverno ho "studiato" da ciclista, con costanza, nonostante un inverno fra i più rigidi e nevosi che mi ha obbligato a tanto "spinning" al chiuso senza poter lavorare al meglio con la bici all'aperto. Eppure, con solo qualche mese all'aperto (da aprile inoltrato, in sostanza) ero arrivato a dei lunghi (in pianura) di 100-120 km. Ma con medie appena sopra il limite, perché per arrivare entro il tempo limite delle 10 ore comprensive dei 3,8 km di nuoto e dei 180 km di bicicletta dovevo (contando ca. 2 ore per il nuoto) tenere una media dei 22,5 km l’ora, una media elevata, per me. A Zurigo, poi, il limite e' inferiore, perché invece delle solite 17 ore che tutti gli Ironman offrono, l’organizzazione ne toglie una, così bisogna essere al traguardo entro le 23, anziché mezzanotte.
 
In più (ma questo lo avrei scoperto sul posto) il percorso ciclistico offre 3 scalate "pazzesche" (ovviamente per me) con punte del 18% (tipo il Mortirolo) sulla collina detta "Spaccacuore", quella a 7 km dall'arrivo. Non e' che le altre siano da meno: la "Bestia", the Beast offre 5 km costanti al 7/8%, il Forch uno strappo di un paio di km al 6%. Tutte da fare tre volte. Per fortuna discese ripide ma sicure riaccompagnano al lago, consentendo di rialzare la media. Ce n'era di che rinunciare, ma oramai -300 euro di iscrizione a parte- avevo informato amici e nemici e non potevo certo tirarmi indietro. Anche Il Domani di Bologna mi aveva dedicato un articolo!

Perciò, eccomi qua, mercoledì 21 luglio all'hotel Engimatt a pochi passi (così dice il volantino, in realtà sono un paio di km se non tre!) dal via. Siccome siamo arrivati in anticipo abbiamo tentato la ricognizione in auto, perdendoci (ovviamente) ma capendo che sarà più dura di quanto io abbia immaginato. Comunque domani con la rIcognizione al percorso insieme con gli altri vedrò e capirò.
 
22 luglio, ore 15, giovedì. Inizia la ricognizione. Siamo un centinaio, e siccome le strade sono ancora aperte, c'e' molta confusione. Arrivato a metà de La Bestia mollo, non voglio esagerare. Dai, non e' durissima, mi rincuoro un po'. Venerdì mattina la trascorro a mettere e togliere la roba, a scegliere e scartare scarpe, canotte, calze borracce e gel. Sono molto teso, aspetto la domenica con trepidazione, per capire come andrà.

Il briefing (venerdì pomeriggio) chiarisce alcune lacune del programma: ad esempio che la disposi-zione del "necessaire" sarà a fianco della bici, e non come in tutti gli IM (seri) in sacche, una per quando si esce dall'acqua, una per la bici ed una per la corsa. Insomma, come in uno sprint o in un olimpico... Ritiro anche il pacco gara, una sacca personalizzata con il pettorale (numero e nome, che forte!) il numero per la bici, e gli omaggi: pasta, crema per i muscoli, e i classici volantini vari. La cuffia e i numeri per il casco.I braccialetti per i party (peccato siano anonimi). Il tempo volge al brutto (e al freddo) a creare ulteriore tensione. Che metterò? Servirà una cerata (che non ho) casomai piova? Come mi alimenterò nelle 16 ore previste di gara (oltre ai rifornimenti offerti)?

Intanto in hotel fanno a gara sia ad essere antipatici, sia a considerarci inferiori (non perché italiani, ma perché "ospiti convenzionati" rispetto agli ospiti normali): mercoledì ci hanno dato una camera con il letto ad una piazza e mezza... Poi ci avevano (alle nostre rimostranze) trasferito in una stanza con 2 divani al posto dei letti, ed infine, dopo una mia sfuriata, in una camera normale.

Con un bel lettone. Anche questa, mi doveva capitare (la loro giustificazione è stata che poiché il costo della camera era "convenzionato" anche le camere dovevano essere "convenzionate". In peggio: non sarebbero svizzeri a caso, no?). Oggi, sabato, non riesco a stare fermo. Alle 11 sono già in zona traguardo (che oltre alle tribune, al traguardo, ai vari tendono post gara offre una spettacolare "fiera" con negozi, giochi per bambini, e quant'altro, poiché il programma non prevede solo l'IM (domani) ma oggi, sabato, tutte le altre specialità del Triathlon (dall'Ironkids alla staffetta di famiglia) con grandissima partecipazione sia di pubblico sia di atleti, veri e improvvisati. L'importante e' partecipare, e' la parola d'ordine, troppo dimenticata da noi, in verità.

Eccomi dunque a gironzolare con la mia Aegis senza un perché (dovrò consegnare nel parco chiuso la bici alle 16, almeno) e tuttavia trovo tanti concorrenti, anche il mitico Pasquali, con cui scambiare qualche parola, e' evidente che sono teso e tutti cercano di consolarmi o tranquillizzarmi. La Spaccacuore, che ho scoperto ieri mi ha depresso molto. E dunque arrivano le 16, e in pochi minuti posiziono la bici ed il casco, considerando che c'e' ben poco spazio fra le bici, e domattina (fra le 5 e le 6.45) avremo un bel daffare per posizionare la roba. Tutti insieme, poi! La nottata non passa, e dormo veramente poco, e alle 4 sono già a fare colazione, con Carla anche lei piuttosto sveglia e agitata.

Questi svizzeri, però ci sorprendono: ci fanno trovare la pasta (spaghetti) pronti, insieme a molte altre bontà (il pane... sarà difficile dimenticarne la fragranza!) che devono fare "benzina". Oltre agli spaghetti mangio alcune fette di pane con il miele ed un bel bicchiere di latte. Sono pronto, carico come una molla. Alle 5 e 15 sono già vicino alla mia Aegis. Seguendo il consiglio di Pierluca (Pasquali) predispongo 2 sacchetti dentro la borsa della Granarolo, casomai piova (ora il tempo e' incerto) mi ritroverò le scarpe asciutte, piuttosto che l'abbigliamento).


Alle 6 e 45 ci avviamo in zona partenza, indossiamo la muta, anche se in realtà l'acqua e' ben più calda dell’aria frizzante di questa mattinata di fine luglio. La tensione si taglia a fette.



Siamo tutti assieme, sulla riva, uomini e donne, tranne i "pro", loro sono in acqua 20 metri avanti a noi. Mi posiziono a centro sinistra rispetto alla prima boa, seguendo i consigli del "Gira" (Federico Girasole) perché a stringere a destra sono sempre a tempo. Sono le 7.00: ora tocca a me.


Sono fortunato: a sentire gli altri calci e pugni sono all'ordine (involontario) del giorno, e comincio a nuotare senza eccessivo affollamento. Dopo poco sono affiancato a destra da un "ranista", che nuota quanto me a stile libero, ma me lo tengo caro: ogni volta che respira, infatti, guarda la rotta ed io non ho bisogno di sollevarmi, perdendo tempo e ritmo. Davanti ho un paio di buoni nuotatori, che mi fanno un po' di scia. Nuoto bene.

Il percorso prevede un rettangolo eppoi un triangolo, con il primo passaggio e l'arrivo presso un isolotto, dove moltissima gente ci saluta. Finisco il primo passaggio in 41 minuti, non male. Ho tempo di girarmi e vedere Massimo (Fornasari), il Bracco (Brancaleoni) e Roberto, tre compagni di squadra arrivati nottetempo a godersi la nostra performance: oltre a me e Pierluca Pasquali la "pattuglia Granarolo" comprende Alberto "Albi" Degli Esposti, Roberto Gamberini detto "Gambero" e Alberto Sammarini il "Sammaro". Io sono il "mitico" di Nome, lo sarò anche di fatto, fra 16 ore? Dopo un'ora e ventotto minuti esco dall'acqua, frastornato ma non stanco: anzi corro anche un po' ("pendendo" a sinistra, a sentire Carla). Sarà per l’impellente bisogno fisiologico, che mi porta verso il bagno, a sinistra, appunto?


Per la T1 (Transition 1, ovvero il passaggio dal nuoto alla bicicletta, dove ci si toglie la muta e si indossano i panni del ciclista....) impiego oltre 7 minuti, ma e' bene fare le cose fatte a modo, a sbagliare c'e' tempo. Eccomi in bici.


Nonostante soffra sempre un po' la fame in acqua stavolta mi è andata bene, nessun problema, anche se avevo -per sicurezza- un paio di gel nelle maniche della muta. Comincio a pedalare. Mi ripeto che -comunque, pur avendo già guadagnato una mezzora è bene che tenga un buon ritmo, se voglio arrivare in tempo per la maratona. Ma facciamo un passo per volta, anzi un giro per volta.

Uno dei segreti per affrontare un IM è tutto qua, spezzettare la gara in tante frazioni, nel nuoto ciascuna boa, nel ciclismo dove i 180 km si dipanano su 3 giri da 60 ciascuno, affronterò il primo giro senza pensare agli altri due, e così via. Dopo circa 20 km di lungo lago (intanto mi "alimento" con barrette ad alto contenuto di carboidrati e proteine, bevendo copiosamente: la disidratazione e' un altro nemico implacabile), eccoci alla prima "Bestia". Sto bene e seppure superato da molti altri, pedalo in scioltezza.


Arrivo al primo scollinamento fra campanacci e op-op festanti, in fondo i primi sono passati di qui solo 40 minuti fa... E via la prima discesa a rotta di collo, l'ho provata in auto, ma mi sembra (ed è) sicura, e lascio i freni. Sono steso sulle appendici, arrivo fino a 60, 65 l’ora. Eppure qualcuno ancora più coraggioso mi passa. Vedremo gli altri giri, se aumentare. Finita la discesa inizia una risalita, che da Egg porta al Forch e alla relax station.
 
Si costeggia la ferrovia, ed evidentemente è questo che fa impazzire il computer di bordo della bici. Bene, le gambe girano, la media e' sostenuta. Al Forch altra discesa a rotta di collo fino a Kusnacht, questa era impraticabile in auto perché c'erano lavori, ed il timore di forature è alto, per via di eventuali sassolini. Ma tutto procede bene, e in breve sono di nuovo sul lungo lago, e sul traguardo. Vedo Carla, che stamani sfoggia un originale mise rosa confetto, per essere più visibile. Non sa che la riconoscevo dal capello rosso fuoco, in realtà... Oddio, all'improvviso la "spaccacuore" è davanti a me. La affronto con incoscienza, sospinto soprattutto dal tifo strepitoso del pubblico.


Riconosco anche l'Irene (la fidanzata di "Albi" Degli Esposti) sdraiata per terra ad incitarmi, il Bracco mi urla nelle tempie, ed io mando a quel paese tutti, sottolineando che MAI mi vedranno mollare (il mio è -evidentemente- un delirio da trans agonistica, ho già chiesto scusa per le irripetibili offese pronunciate in quei momenti). Anche il secondo giro l’affronto, seppure a velocità minore, ma con una buona media. Anche se la collina "spaccacuore" si sente, eccome!


Il tempo si attesta sulle 2 ore e mezzo. Non male. Durante il terzo giro "crollo" già sulla "Bestia". Dopo appena 2 km sono costretto a scendere, e inforcati gli scarpini sulle appendici affronto la salita a piedi nudi. Sono in tempo, ma mi dispiace un po', stavo andando alla grande (troppo?) per le mie possibilità. Risalgo in cima e tengo duro a Forch, dove c'è il primo traguardi di extra time: alle 16 avrebbero fatto scendere dalla bici.



Invece sono qui alle 15 e 25, che bello, già dubitavo di arrivare fin qui... Passo davanti al traguardo un po' stanco (chi non lo sarebbe dopo 160 km?) ma con caparbietà mi butto sulla "spaccacuore". Anche qui poche pedalate e devo cedere, anzi, scendere. Coraggio sono poche centinaia di metri eppoi sarà finita... Arrivo finalmente... Ho 20 minuti di vantaggio sul tempo limite, ed ora ho “solo” una maratona.


Ma ho anche 6 ore e mezzo per finirla... Spesi 5 minuti per la T2 (la Transition 2: spogliati i panni da ciclista si mettono quelli da podista) comincio a correre. Le gambe sono a posto, tengo un ritmo blando, per prendere confidenza dopo otto ore di movimento assolutamente contrario: avete mai provato a nuotare lungamente a stile e all'improvviso a nuotare a dorso? Ecco scendere dalla bici dopo 180 km e mettersi a correre risulterà la cosa più innaturale. Comunque ci sono: i primi 10 km li affronto di corsa, i secondi rallento un po' e mi prendo molte pause, soprattutto per alimentarmi. E bere. Incrocio tutti i ragazzi, e per ciascuno ho una parola, sì, decisamente sto bene.

Il terzo giro lo affronto a buon ritmo, ma credo sia l'ultimo per un errore dei giudici: al primo giro, infatti, mi hanno dato due elastici (anziché uno) e quindi arrivo alla fine che vorrebbero farmi finire. Chieste spiegazioni (avrei terminato la maratona in meno di 4 ore, assolutamente impossibile, per me) mi tolgo l'ultimo (quello bianco) elastico e riparto. Ma sto troppo bene e riprendo anche altri concorrenti: arrivo neanche stanchissimo dopo 15 ore 25 minuti e 35 secondi (gli ultimi 10 km di corsa li ho fatti in un’ora e 10 minuti: neanche all’olimpico di Bardolino ci ho messo così poco!): Oh, ce l’hai fatta, Federico. ORA sei mitico anche di fatto!, mi ripeto.



Dopo solo un anno di preparazione ho completato il mio primo IM, nemmeno io lo credevo. Ci speravo, ovvio. E anche altri non lo credevano. Beh, ho stupito un bel po' di persone. Non ultimo me stesso. Ed ora non mi fermo più, già penso al prossimo. Ma stavolta, perbacco! poca salita e tanta pianura! I posti non mancano, e per arrivare all'agognato slot (la possibilità di partecipare a Kona, al campionato mondiale di IM) le strade sono tante. Eccomi in hotel, sono passate 3 ore e ancora mi vengono in mente particolari, episodi, quisquilie della gara: dormirò pochissimo per una settimana.

Anzi, tutt'oggi (3 agosto) mi sembra di camminare ancora sospeso a 10 cm da terra (beh, anche il fatto di essere sul giornale)... E ho già organizzato la preparazione al prossimo IM... Eppure fra pochi giorni ho un'altra gara, un olimpico. Ma ora sono un Ironman, chi l'avrebbe mai detto?

Bene! Ora sono doverosi i ringraziamenti, per chi,in un modo o nell'altro, ha contribuito al mio successo. In ordine rigorosamente sparso:

Carla, mia moglie
I miei genitori
Alessandro Bronzini della Aegis Italia
Il personale di Sport Specialist e di Decathlon
Stefano di Due Ruote San Lazzaro
Sandra, V-Trainer
Luca Villa
Il Gira, Federico Girasole
Sergio Amaducci, "boss" della G.S. Pasta Granarolo
I ragazzi della squadra: Pesco, Pierluca, Samma, Gambero, Albi, Patrick, Fornasari, Branca-Bracco, Roberto, Federico, Ettore, Jack e tutti quelli di cui non conosco il nome.
Andrea Buttini
Eliana
Marco Comellini, il medico
La Farmacia degli Alemanni
L'Esperia Gymnasium, Donatella, Cesare, Lino, Gabriele, Riccardo e Silvia
Il Melograno Centro Yoga, Cinzia e Anna
La piscina Stadio, Maurizio, Ulisse, Laura, e il corso delle 19 e 20 il Me-Sa
Maurizio e Raffaele baristi ineffabili
Marco edicolante efficientissimo
La palestra Body Planet e Fabio
Andrea e Annalisa, spinnig trainer
Le ragazze della fotocopisteria di Via Broccaindosso
Simone
Alessandro
e infine ROBERTO, colui che mi ha spinto al Triathlon per vedere se un quarantenne ce l'avrebbe fatta.

venerdì 27 luglio 2012

Dal Montegrappa al Monte Nerone...

La ricordavo piu' "abbordabile", da Semonzo.... Ma comunque sono riuscito a limare 14 minuti sul tempo di ottobre 2011. E avere uno stimolo (rappresentato dal cinno), che va avanti, ma non troppo, aiuta. Partiti da Bologna con "la sostituta" dato che la Trek e' in riparazione e senza la compatta non ci riesco piu' a stare, saremmo a Semonzo in un'ora e mezza scarsa, se non perdessimo mezzora negli ultimi 15 km che separano Cittadella da Bassano del Grappa: tra camion, semafori, rilevatori di velocita' e micropaesi per cui si va passo d'uomo.

Riusciamo a partire ad un orario decente, ovvero le 11.20, e i primi chilometri, con i tanti tornanti si fanno bene, sia pure con medie attorno all' 8%. Poi dopo un breve spianata le pendenze si irrigidiscono fino al 12-14%, per 3 lunghi chilometri, fino a quando la salvezza (relativa) del 27imo tornante riporta la pendenza ad un umano 8,5%. Due ore e dieci minuti, qualche foto e torniamo per la stessa via: una nebbiolina accompagnata da una pioggerella ci impedisce di fare il giro largo, anche temendo brutto tempo: in poco piu' di 33 minuti siamo di nuovo all'auto.


 

Ieri a Riccione altra seduta di corsa, seguendo Carla ed il programma di Vincenzo: 15 km a passo libero ma sotto i 6.00/km tassativamente. Ed era parecchio che non facevo tanti chilometri, e dunque allegro per il 5.48/km di passo medio. Stamattina, dunque, ero un po' titubante, dopo aver ritirato, al Bar Trota Blu di Piobbico, il libretto per questa nuova sfida cui casualmente sono venuto a conoscenza: il Brevetto del Monte Nerone, tre versanti in un giorno. 

Ovviamente essendo arrivato qua piuttosto tardi (erano le 11 passate), la mia intenzione era di provare un versante, giusto per capire se era una roba alla mia portata o (come spesso accade) qualcosa di "oltre".  Decido quindi, per convincermi che non fa per me, di scalare il Nerone dal piu' duro dei versanti, Piobbico via Acquanera, venendo a sapere, oltretutto, che la strada e' stretta, piuttosto dissestata (e questo si rivelera' un eufemismo) e non ha pause, come si capisce bene dal grafico del sito salite.ch. Aggiungerei, come ciliegina sulla torta, che la bici (la Colnago Active Plus che tengo a Riccione) pesa oltre 10 kg, ed ha un 34-25 piuttosto velleitario per la mia gamba.




Comunque parto, dopo aver trovato facilmente la deviazione, indicatami al Bar, e comincio a salire. E' una salita dura, accentuata dal fondo stradale proprio sconnesso e dissestato, in alcuni punti sterrato dove poche volte riesco a rilanciarmi con dei fuori sella, perche' la ruota posteriore scivola. Anzi in un paio di punti devo proprio scendere di sella perche' il fondo non garantisce stabilita'.

Ad ogni tornante (e ce ne sono diversi) la mia determinazione vacilla, ma tengo duro. In piu' qualche veicolo sale in cima per questa strada e devo proprio fare equilibrismi incredibili per stare dritto, quando mi supera. Questo versante ha di buono solo che e' molto ombreggiato e in giornate come oggi (dove la temperatura ha toccato i 40 gradi) aiuta molto.







La pendenza media alla fine risulta del 8,5%, ma non ha picchi distruttivi ne spianate clamorose (insomma siamo sempre fra l'8 ed il 13%), a parte un chilometro in discesa dopo il decimo, quando ormai si e' quasi alla fine. Certo il chilometro finale per arrivare ai cancelli RAI e' una vera tortura, ma la frescura (relativa, sono pur sempre 33 gradi) dei 1500m, consente di mitigare un po' il sole a picco.

Sul sito del brevetto viene consigliato di non scendere mai dalla parte di Piobbico (da dove sono salito, cioe'), e posso confermare che sarebbe una discesa suicida. Alcune buche sono veramente pericolose. Quindi scendo verso Apecchio (questa strada e' completamente assolata), e il ritorno a Piobbico e' un po' piu' lungo (oltre che caldissimo). Sono comunque deciso a provare di ottenere questo brevetto, scalando i tre versanti in un giorno (che mi ci vorra' tutto..) 

 






lunedì 23 luglio 2012

Gemmano

C'e' qualcosa, negli allenamenti che Vincenzo prepara per Carla che mi attirano, ed immancabilmente finisco per farli pure io. Venerdì un intrigante seduta composta da 20' di riscaldamento e 10 x 300m in progressione, inframezzati da 90" di recupero. Vincenzo e' non solo il tecnico riconosciuto della corsa nella Polisportiva, ma anche uno che corre a 3.10/km la mezza maratona, e come alcuni tecnici (pochi fra quelli che conosco), curiosi e con cui ci si puo' confrontare e scambiare opinioni su tecniche di allenamento. Quindi i suoi allenamenti mi risultano stimolanti, non solo da proporre, ma anche da svolgere.

Poi sabato sono ritornato alla bici e con incoscienza mi sono lanciato per una delle salite piu' dure del circondario: Gemmano da Osteria Nuova. Certo non e' il Carpegna o il Muro di Torriana, ma questi 3 km e mezzo mi hanno fatto sempre penare, ed io, cocciuto, ogni anno ci vado a sbattere. Sabato poi una congiunzione astrale di eventi: partito con il Garbino il vento di terra, nella versione piu' bastarda, ovvero a raffica, e dovendo andare verso l'entroterra, l'ho affrontato di fronte, nella leggera (ma costante) salita che dall'Adriatica arriva a San Clemente, tenendomi ancorato ai 20 all'ora di media. Da San Clemente la strada e' piu' verso nord, quindi la furia del bastardo era al fianco, ma non meno fastidiosa.

La strada per Gemmano ripiega verso ovest, e la collina sulla cui cima sorge Gemmano mi ha protetto dal vento, ma non dal caldo, che ha toccato anche i 35 gradi. Da Osteria Nuova la strada scende un po', poi comincia a salire dolce, fino al bivio per Montefiore Conca. Da li' non c'e' piu' storia. 9-10% fisso, con un leggero spianamento a meta', da cui riparte deciso al 15% e tenersi abbondantemente sopra il 10% fino alla piazza. 



La media parla di 8,6% medio, ma -appunto- e' solo la pendenza media. Pero' una volta in cima, la vista e' incantevole. 

 






Il tempo di riempire le borracce alla fontana (anche se il cartello dice acqua non potabile) , inghiottire una barretta e si torna al mare. Pero' il vento e' cambiato, ora spira furioso DAL mare. Ovvero sono di nuovo controvento. E anche se in (leggera) discesa i 30 kmh me li sogno. Vabbe', la prendo con filosofia, e nonostante la media finale sia fantozziana, il wattaggio rilevato non si discosta molto dal solito.

Ma il fine settimana sportivo non e' finito, perche', rimanda rimanda, e' arrivato il giorno (per Carla, ma come detto piu' sopra la curiosita' e' tale per cui mi cimentero' pure io) di San Luca. Si tratta di una salita su cui io svolgo in bicicletta le SFR, ovvero le ripetute di forza in salita, dato che e' piuttosto regolare, "dietro casa",  e lunga quanto basta per svolgere il compito.

La seduta di Carla consiste nel farla di corsa dal cancello di Villa Spada (incrocio con via Saragozza) fin su alla pizzeria Vito, ai piedi del Santuario. 6,5 km in totale di cui 4 in salita costante (fra il 4 e l'8%), un chilometro in discesa e l'ultimo chilometro di nuovo in salita, a strappi (3). E' una salita che viene inserita nelle podistiche ludico motorie, pero' ci si va anche per una passeggiata di salute, dato che e' immersa nella collina verde e relativamente poco trafficata. 

Ma di corsa mai ero riuscito a farla completamente. C'e' sempre una prima volta, sia pure a velocita' ridotta.

giovedì 19 luglio 2012

Montegrappa, avanti (adagio, ed anche un po' a piedi)


A volte me lo dico da solo. Sono proprio bravo. Gia' di per se', scalare il Grappa non e' per tutti (non lo sarebbe neanche per me, ovviamente) farlo oltretutto con un mezzo inadatto (ed intendo un 39-27, io che da tempo uso il 34-28), in condizioni fisiche imperfette (molta stanchezza arretrata) e di conseguenza in uno stato mentale negativo sul risultato, ci vuole un qualcosa di piu'.

Uno delle poche qualita' di cui vado orgoglioso e di cui mi sento dotato in quantita' industriale e' la tenacia. Il "non mollare mai" anche quando sembra che non ci sia piu' nulla dentro a cui attingere. E ieri ne ho usata veramente tanta. Acquistato un altro taccuino per il grande Alessandro Van Berg mi sono diretto verso un nuovo punto di "attacco", Pederobba. Le note del brevetto riportano:

Strada della "Monfenera" - Km 25 - Pendenza med. 7% - max 15%
Immersa quasi costantemente nel verde dei boschi di faggio o di pino, è una salita classica del Grappa.

Salita che sembra abbordabile (le altre sono tutte piu' o meno al 10% medio anche se piu' corte), anche con un rapporto inadatto... Su salite.ch e' meno abbordabile, pero'...



Non lo sapro' se non la scalo. Cosi', trovato il Bar Kikko, ed ottenuto il timbro di partenza, "dopo la farmacia a sinistra, quella e' la strada che ti porta al Grappa, la "Monfenera".


Ottimo, gia' dalla foto si vede il primo tornante, dopo 150m. Subito dopo un altro. Undici in 3 km, da 212m slm a 463m... Ottimo, mi dico, cosi' dopo sara' piu' morbida o regolare... Visto che parla di un 7% medio... No, il 7 % medio e' dovuto al fatto che ci sono diverse discese, ad inframezzare una delle salite piu' toste che abbia mai fatto (ma forse e' una mia impressione per le condizioni di partenza?). Comunque la vista non ha paragoni...


Arrivo al congiungimento con la strada (del Piave) da Alano di Piave gia' piuttosto stanco e superata anche l'incrocio con quella da Possagno (degli Alpini) comincia il supplizio (che vedete in foto). Non e' un dislivello pazzesco (300m in 5 km) ma proprio non vado io oggi. E allora via a piedi per lunghi tratti, fino al congiungimento con la strada del salto della capra, che prelude alla vallata che congiunge il Monte Tomba con il Grappa, scendendo di un centinaio di metri l'altitudine. Da qui la conosco e bene o male riesco ad arrivare in cima, dopo aver camminato un altro po'.





Sono in cima, ed ottengo il terzo timbro. La discesa pero' sara' un altro supplizio, perche' devo tornare per la stessa via e mi toccano tre contropendenze in cui le mie gambe si rifiutano categoricamente di pedalare. E allora altre passeggiate con la bici a mano.Alla fine ritorno a Pederobba (e a Bologna) soddisfatto ma stanchissimo.


Intanto nel post precedente ho aggiunto alcune foto della Coppa Kobram, e lunedi non ero stato fermo. Non avendo molto tempo mi sono fatto una rapida (per i miei standard...) scalata a Sassoleone, seguita in serata da nuotata allo Sterlino cui ha partecipato anche il mio omonimo e super finisher a Pescara.

  



domenica 15 luglio 2012

Coppa Kobram

Nulla da dire. Si potra' anche non essere d'accordo con il personaggio, ma Linus (e Radio Deejay) fa sempre notizia. Cosa si inventa per movimentare una mezza sera di un venerdi a meta' luglio? Una coppa Kobram, formato podistico, in staffetta di 4 x 1 miglio (1670m). Oltretutto al motto di "non si paga nulla, non si vince nulla", ed in realta' ci omaggiano di maglietta tecnica Nike (qui sotto), portachiavi e classico zainetto marcato Radio Deejay. Ed io potevo mancare?

Certo che no! A costo di trovare 3 staffettisti improbabili in loco. Ed invece ci ritroviamo tutti Saragozzini, io, Luca Gritti, Pietro Coletta e Lorenzo Turazza dei quali, se riesco a recuperare le foto, posso pure vantarmi di averci corso assieme, visto che loro filano come il vento. Perche' i nostri tempi non sono certo stati da primato (ad iniziare da me con un lentissimo 7.39 contro il piu' che eccellente 6.35 di Pietro, mentre Luca portava un cipollone non podistico e Lorenzo si e' scordato di far partire il 310 xt), ma abbiamo fatto squadra e ci siamo divertiti molto.


 


Piu' che altro a vedere le 4 gazzelle che hanno vinto (credo che abbiamo corso intorno a 3.00/km, tutti), o la squadra di Linus e Asganaway battagliare ferocemente all'ultimo metro. Grazie alla poderosa rimonta di Luca, Pietro e Lorenzo che sono riusciti a recuperar eun po' del gap causato da me, alla fine saremo a meta' classifica.



Sabato un bel giro sul Parco del Monte San Bartolo, sempre con altri compagni di squadra cui si e' aggiunto, alla partenza, un mio omonimo e su a Firenzuola di Focara un milanese dalla gamba tosta, Massimo. Poco piu' di 40 km con una discreta gamba, su cui non avevo scommesso un cent, dopo il lavoro della settimana (compreso l'acidata del miglio...)