A Fabio, 5 aprile 2009.

lunedì 27 agosto 2012

Triathlon Sprint Faenza

Con queste temperature africane anche io faccio fatica ad allenarmi, pur potendo decidere se nuotare, pedalare o correre.... Cosi' dopo la scalata al Capanno Tassoni, martedi ho riprovato a correre, 30 (anzi, 26) sudatissimi minuti ai Giardini Margherita, che per me oramai sono come la Val di Zena per la bici, ci respingiamo. 

Meglio mercoledi, con una bella nuotata allo Sterlino, e giovedi, con i progressi chilometrici sulla cronobike, portando la tenuta della posizione crono ad oltre 50 km. Per l'occasione, -sara' per il poco vento o perche' mai troppo contrario- ho anche fatto il mio personale su questo giro, con una media dei 31 all'ora.

Nel pomeriggio, solito viaggio del week end a Riccione durante il quale mi sono distinto per una nuotata di qualche minuto, e per una corsetta serale a far da lepre a Carla, anche se oramai i ruoli si possono dire invertiti. Dopo pochiminuti, infatti, non riuscivo piu' a tenere il suo passo ed ho alzato bandiera bianca, fermandomi ad aspettare che facesse il giro. 

Sabato sera, nel mezzo della campagna fra Castelfranco e San Giovanni, mia cognata ha fatto la cena delle famiglie, e in queste occasioni il mio senso di sazieta' va in vacanza: farro e pasta fredda in porzione abbondante (per non dire doppia), pecorino, salume, olive, patatine fritte e gnocco, seguite da un divino porceddu. Come non bastasse, gelato, torta mascarpone e nutella e torta di mele.

Arriviamo all'evento clou di questo periodo, ovvero il Triathlon Sprint di Faenza con il mio ritorno agli sprint, come dire il maratoneta che si fa una gara di 800m. Con il rispetto dei pronostici, ovvero una magra figura in tutte le frazioni, un arrivo anonimo e un mal di schiena allucinante oggi. Pero' volevo esserci, a questo evento, perche' me ne hanno sempre parlato bene, organizzato bene, ma soprattutto con un gran bel pacco gara (confermo) ed un memorabile pasta party (confermo, anche se i pasta party di alcune granfondo sono inarrivabili)

Oltretutto e' un triathlon senza stress, non essendo gara di rank FITRI, non c'e' bisogno di iscriversi alla squadra organizzatrice e il fatto che gareggino dai bambini alle staffette fa vivere il tutto piu' come una ludico motoria che una gara. Ed e' in queste gare che ci si diverte di piu'. A cominciare da Bologna, ore 7.20, semaforo di Via Arno/Emilia Levante, Fiat 600 con bici. Il tipo che guida apre il finestrino a manovella e mi fa "Vai anche tu a Faenza?" Tale Alan G. triathleta trasversale (viene dal baseball) che frequenta questi triathlon per amatori quando e come puo', ma con ottimi risultati, mi chiede se puo' seguirmi.

Arrivati a Faenza io ritrovo i miei compagni di squadra, Riccardo e Paolo, oltre ai figli di Luigi che esordiranno nella triplice. Tanti anche quelli della Pasta Granarolo. Il clima di festa e' totale, famiglie intere partecipano a questa gara, e se proprio non c'e' la bici da corsa, va bene anche la mountain bike, o la city bike, con tanto di parafanghi e specchietti. 

Con Paolo, che partira' nell'ultima batteria (si e' iscritto tardi, e le batterie sono -a parte gli atleti top- assegnate a seconda delle iscrizioni, creando situazioni strane) osserviamo lo svolgere della partenza del nuoto (mentre io devo andare 3 volte in bagno per dissolvere la cena di ieri sera), un po' infreddoliti perche' all'inizio piove e fa freschino (Beatrice, oh, Beatrice...), e tra uno che  iperventila ogni due vasche, a quello che ogni due vasche "non ce la faccio piu' non ce la faccio piu'" a quello che per uscire dalla scaletta si fa tre corsie laterali. 

A quello che sul blocco lascia occhiali da vista e scatoletta vuota. Abbiamo riflettuto 20 minuti per capire che gli serviva per riporre i tappi delle orecchie.... Convenendo che uno con la dentiera dovrebbe fare la stessa cosa, senno' l'adesivo con il cloro si stacca...

Alla fine tocca a me, ottava batteria, e gli altri 8 nella mia corsia sono un misto di top di categoria (fisco asciutto per l'eta', body, occhiale svedese, riscaldamento natatorio pre gara) e altri che stamattina si sono svegliati e... "andiamo a fare un triathlon". Bermuda da spiaggia larghi e lunghi (con tanti saluti all'acquaticita' e al galleggiamento), mascherina Cressi da sub senza boccaglio ma con l'attacco, fisico non proprio sportivo e atteggiamento cazzone.

Chiedo vanamente il loro passo sui 100 e mi guardano come se gli avessi chiesto di risolvermi un'equazione di 2 grado. Ok, facciamo cosi', penso, io parto davanti, poi se ne hanno proveranno di passarmi. Ma dovranno riuscirci. Non ci riusciranno, e dopo 11 minuti netti esco primo per distacco (pensa te). Dalla scaletta, sono in prima corsia!

Seppure arruginito dalla rilassatezza dei cambi dell'Ironman riesco a mettermi il casco e le scarpe e prendere la bici piuttosto in fretta. Il giro in bici e' un doppio anello con dislivello minimo (70m) collegato alla zona cambio da 5 km di strada praticamente sterrata. Sono in tre, dove l'altro con il body (ma con la bici di 10 anni) fila ai 38/kmh, dietro uno con la maglietta (!) poi io, che saggiamente tengo la ruota e cerco di non mandare il battito alle stelle. 

Per questi 5 km la locomotiva tira come un forsennato, ne prendiamo almeno 20, poi chiede il cambio... Quello con la maglietta si guarda attorno, allora lo faccio io, ma tanto siamo all'imbocco dell'anello e comincia la salitella, dove io mi pianto. Non perche' dura, non perche' stanco ma perche' gli altri hanno la gamba. Pero' in discesa recupero qualcosa, spingendo anche il 53-12, e il secondo giro faccio uguale. Al ritorno ho perso diverse posizioni ma recupero ancora qualcosa con la mia esperienza ai cambi, e comincio a correre.

Mi domando quando il porceddu della cena di mia cognata di ieri sera avrebbe chiesto il conto al fegato, ed ora e' arrivato quel momento, neanche a meta' del primo giro di corsa. Per fortuna la fitta e' unica e breve, e posso tenere il mio passo da bradipo (per uno sprint) di 5.20/km, e finire la mia prova
senza troppi patemi.

Bello, mi sono divertito.

martedì 21 agosto 2012

Ironman Brasil, 2005 (aka I remember)


Florianopolis (Isola di Santa Caterina, Brasile) 2005

Un mito, quando lo diventa, rimane tale. Ma, ogni tanto, ricordarlo a se stessi, (prima che ad altri) e' la cosa migliore. Cosi' nasce l'idea di continuare a praticare queste gare al confine della pazzia sportiva e mentale. E -come nel mio stile- lo devo fare esagerando, e cosi' quest'anno mi sono gia' iscritto a due Ironman, ma ho intenzione di farne tre.

Ed e' per questo che oggi, 23 maggio, siamo al Jurere Beach hotel, Florianopolis, Brasile. Ho deciso di affrontare questo Ironman per due motivi: uno perche' "sembrava" un percorso piatto e tranquillo (soprattutto in bici), e poi perche' con Carla avremmo avuto l'occasione di conoscere meglio il Brasile, trascorrendovi alcuni giorni dopo l'IM.

Ci siamo affidati all'Endurance Sport Travel di Ken Glah,


che ha organizzato veramente bene le cose: meccanico gratuito, navette da/per zona start, "hospitality house" per atleti ed accompagnatori aperta per tutta la gara, e una fantastica cena in una Churrascheria al lunedi. Cosi' sbarcati dopo un Bologna-Barcellona-Madrid-Rio de Janeiro-San Paolo-Curitiba-Florianopolis un po' frastornati veniamo raccolti dalla navetta EST e portati in hotel. Dopo un piccolo pranzo (abbiamo solo la colazione e la cena) Con il meccanico montiamo la bici in fretta, nonostante gli innumerevoli cambi di aereo e' tutto ok.

E' nuvoloso ed anche un po' freddo, e dopo aver portato la bici in camera cado addormentato (Carla lo e' gia'). Alle 21 a fatica andiamo a cena, ma vediamo che ci sono altri IM, tutti con la maglia di IM finisher, dalla piu' prestigiosa delle Hawaii fino alla piu' strana, come quella del Giappone. Io, naturalmente indosso quella svizzera...

Oggi, 24 maggio, ci rechiamo alla zona start/expo, distante dall'hotel 3/4 km, ma si fanno bene, sia sulla spiaggia (l'hotel e' sulla spiaggia) sia per la strada, dove vediamo gia' altri IM che si allenano. Sono riconoscibili dalla bici ultra tecnologica, con postura da crono e anche dalla ruota lenticolare posteriore, che in un percorso piatto aiuta molto.

Decido di farmi un po' del percorso, ma mi pento quasi subito: il fondo stradale e' pessimo, e gran parte e' sulla "Rodovia", ovvero l'autostrada che attraversa l'isola, con auto e camion che sfrecciano sfiorandomi ripetutamente. Ho pero' modo di provare una delle salite, non impegnative, ma "fastidiose". Sono tre in tutto (e tre nel senso contrario), da fare 2 volte.

25 maggio, dopo una dormita d'altri tempi (11 ore!) facciamo un abbondante colazione e alle 10 parto per il course tour, ovvero l'ispezione guidata del percorso gara a pagamento con l'ETS, ma Ken non ha le idee chiare, perche' il percorso e' cambiato dall'anno scorso, e si sbaglia spesso. Comunque il concetto e' chiaro: se rimane questo vento saranno dolori. Ritornato in hotel sfodero la muta e testo il mare, l'onda c'e' ma non da fastidio. Concludo la giornata con un po' di corsa, piu' che altro per passare il tempo.

26 maggio, finalmente un po' di mossa. Stamattina distribuiscono il kit gara (ed il mitico braccialetto!), 


 e mentre andavamo alla zona start abbiamo visto le boe per la prova di nuoto (percorso unico a forma di "M" con ciascun braccio da ca. 950m): sono lontane, ma non al di la' dell'orizzonte.... Tantissimi atleti in bici, in acqua e che corrono. Abbiamo comprato diverse cose all'expo, un'altra bella cosa degli Ironman. E' una fiera, dove -in teoria- si puo' comprare tutto per la gara, o aggiungere accessori. Il clima e' di festa, e tutti si salutano, perfino il vincitore dell'anno scorso (Olaf Sabatschus) 


fa una foto con un comune IM. Cosi' come il direttore della gara, Carlos Galvao.


Poi nel pomeriggio partecipo ai briefing, 


viene assicurato un vasto spiegamento di volontari, giudici severi veglieranno sui tentativi di "scia" (vietata negli IM) nel percorso a bici e sui rifornimenti. Ho rivisto Sebastian Pedraza, la punta di diamante dell'Italia.

27 maggio, dopo un giro in citta' (meglio descritto e documentato nel diario di viaggio) nel pomeriggio preparo fra mille dubbi le sacche, una per la bici, blu, una gialla per la corsa, una nera per la muta, una bianca per il dopo gara, la rossa per gli "special needs" della corsa e la verde per gli "special needs" della bici. Il pasta party e' un delirio, invece: un festival di pasta e frutta a cui atleti e accompagnatori diamo l'assalto, fra ballerine di samba, spettacolo di capoeira e presentazioni varie ben presto diventa una festa. Conosco un italiano (Rolando Alberti) che si e' portato la claque, 6 amici che dovranno sostenerlo.




28 maggio, meno 1. Sono tranquillo (troppo?) e con molta calma preparo la versione definitiva delle sacche. La sera sembra che raffreddi molto, e aggiungo molte cose che potrebbero servirmi a non congelare nella special needs della corsa. Nel pomeriggio entro nella Transition Zone e ripasso mentalmente tutto. Non ho dimenticato nulla. Spero.



29 maggio. "The" Day. Cominciamo male. Dopo la sveglia (ore 3 e 30) per colazione niente pasta, pane e gallette ma niente pasta. Poi ho problemi ad andare di corpo, il che mi innervosisce molto. Comunque alle 5 dopo la marchiatura -pettorale 188, sono in zona cambio. 


E qui cominciano i guai. Svariati attacchi di diarrea mi debilitano un po', ma soprattutto mi innervosiscono. Ma come sono iniziati finiscono. Alle 7 e 10, sorto il sole, finalmente, si parte, dopo l'esecuzione dell'inno brasiliano.



Nella frazione di nuoto mi sembra di andare forte, poi nell'ultimo "braccio" da 950m l'onda si alza e mi devo fermare un po' per il mal di mare. Il vento e' forte e mi butta l'acqua in bocca. Alla fine esco ma che fatica.... 


Pero' mi riprendo bene ed inforco la bici dopo 1:23:30, dopo un cambio veloce (sacchetto nero per la muta e accessori, sacchetto blu per la bici....)

I primi chilometri del percorso mi illudono: vado forte, ed i 29 di media sono eccellenti. Ma il vento ora soffia alle spalle, e me ne accorgo dopo una 40ina di chilometri: inversione a "U" sul lungomare di Florianopolis e qui andiamo male... Non supero 17-18 km/h. Il vento e' fortissimo, a raffiche. Faccio fatica, ma non dispero. I primi 90 km li percorro in 3 ore e mezza, nonostante tutto. Durante il secondo giro di bici cominciano i guai. Le scarpe mi bruciano i piedi, e mi devo fermare 4 volte a camminare sull'erba fresca. Insomma concludo (T2 incluso) in 7:37:47, ancora un ottimo tempo, per me.



Ma il peggio deve ancora venire. In T2 nulla faceva pensare a quanto sarebbe stata dura, ed anzi sono uscito velocemente, e comincio a correre i 42 km della maratona. 




Mi ero ripromesso di corricchiare sempre, ma dura poco. La sensazione di compressione ai polmoni, come un pneumotorace, mi chiude il respiro, che e' cortissimo. Nonostante mi sforzi a respirare il passo rallenta, e sono costretto a camminare. Poi a turno fanno male le gambe (durissime: ah, la bici!) la milza, il fegato... Nell'ultimo giro da 10 km se non fosse stato per Carla non so se sarei riuscito a finire. Morale 6:01:42, con un passo medio, comunque, di 8:41 al km. Ma arrivo!







15:03:03. Migliorato, rispetto a Zurigo, di 22 minuti totali, ed in tutte le frazioni tranne la maratona. Anche in classifica generale (921imo) e di categoria (137imo), almeno 70 atleti alle spalle e 6 o 7 della mia categoria. E la consapevolezza che con (molto) meno vento avrei potuto fare (molto) meglio.

Alla fine la meritatissima medaglia e la maglia, un trofeo preziosissimo, per chi, come me e altri mille atleti, aspira a finire un Ironman.

Il mito e' salvo, ma che fatica! Arrivederci a Sherborne (UK), il 21 agosto 2005.

Ah, Sebastian Pedraza arrivera' 20imo, Rolando Alberti si ritirera' e gli altri italiani otterrano un tempo fra le 10 e le 11 ore.

Gli immancabili ringraziamenti, come sempre in ordine sparso.

Carla, mia moglie
I miei genitori
Andrea ed il personale di Sport Specialist
Andrea, V-Trainer e Massaggiatore Shiatzu
Luca Villa, personal trainer paziente di nuoto
Il Gira, Federico Girasole
Sergio Amaducci, "boss" della G.S. Pasta Granarolo
I ragazzi della Granarolo: Pesco, Pierluca, Samma, Gambero, Albi, Patrick, Fornasari, Branca-Bracco, Roberto, Federico, Ettore, Jack, Mazzotti, Luciano, Giampaolo, Alessandro, Simona, Terbonetti, e tutti quelli di cui non conosco il nome.
Marco Comellini, il medico
La Farmacia degli Alemanni
Anna ed il Melograno Centro Yoga
La piscina Spiraglio, Max, Valentina, Paolo, e Pina.
Maurizio, Ulisse e Laura della piscina Stadio
Mauro e Marco baristi ineffabili del bar Atelier Giuditta
Marco edicolante efficientissimo di Porta Mazzini
Gli Edicolanti di P.zza Trento
Il centro fitness Virgin Active di Casalecchio
Michela, Max e Maurino, spinnig trainer
Le ragazze della fotocopisteria di Via Broccaindosso
Simone, che e' una vita che dobbiamo uscire in bici assieme
Phil di R&A Cycles di New York
Ken Glah della Endurance Sport Travel
Sebastian Pedraza e la sua splendida consorte
e infine ancora ROBERTO, colui che mi ha spinto al Triathlon per vedere se un quarantenne ce l'avrebbe fatta. E si', anche lui si e' cimentato in questo sport con ottimi risultati.


domenica 19 agosto 2012

Nerone!

Domenica, dato che saremmo andati a Riccione solo in serata per trascorrervi una settimana, ho approfittato della Camminata sui colli bolognesi per farmi una decina di chilometri di corsa, tra l'altro riuscendo a correrli tutti. Per l'occasione ho rivisto diversi amici del vecchio team (il Pasta Granarolo), cui ho anche chiesto ospitalita' per lo zainetto. Anche alcuni dei nostri, ovviamente di quelli che corrono forte. Poi, come detto, in serata siamo andati a Riccione, e lunedi mi sono preso una meritata giornata di riposo (attivo) nuotando in mare. 

Anche perche' avevo in programma -martedi- di fare il brevetto del Monte Nerone. Questa montagna (1510m la cima), come gia' detto in altro post ha tre strade di accesso, da Piobbico, da Apecchio e da Pianello, tutte non particolarmente lunghe (13,5-20 km massimo), non particolarmente ripide (5/8,5%), ma che presentano difficolta' ambientali notevoli: due versanti sono completamente esposti al sole ed aridi (Pianello e Apecchio). La strada da Piobbico e' al limite del praticabile con la bici da corsa, e su tutte e tre il passaggio di animali da pascolo e' frequente, e se non e' proprio l'animale a rappresentare il pericolo lo sono le relative deiezioni, particolarmente abbondanti. Infine, mosche, tafani e pappataci in quantita' eccezionali a tormentare i lembi di pelle esposta.

Il mio personale percorso prevedeva Piobbico come prima scalata (la piu' tosta, sebbene la meno calda), la discesa su Pianello e la susseguente risalita da questo versante, per lasciare da ultimo la scalata da Apecchio, teoricamente la piu' facile. Cosi' ho lasciato l'auto nei pressi di Pupita Sport, di Piobbico, uno dei punti di timbro, e dopo essermi preparato, sono partito su per la strada che attraversa Acquanera.








In meno di 2 ore sono su al Rifugio Corsini, dove mi prendo un caffe' e il timbro (scansando anche le mucche che tornavano alla stalla). Poi scendo verso Pianello, via Cerreto. Anche questa sara' dura, qui ci sono 21 tornanti da fare e sono tutti al sole. Sono quasi a Pianello quando sciufffffffffff! il rumore -inconfondibile- del tubolare forato mi rabbrividisce (nonostante i 34 gradi...) E' mezzogiorno, se non mi impappino riesco anche a cambiare il tubolare e trovare un meccanico per -alla peggio- trovarne un altro per affrontare in sicurezza le altre scalate. 

Relativamente in fretta cambio il tubolare (l'anteriore, quello messo pure meglio...), ma quando arrivo a Pianello il meccanico ha gia' chiuso e la riapertura pomeridiana e' discrezionale (boh! alle 3, alle 4 non si sa....) Triste per questa notizia mi faccio comunque mettere il timbro e mi avvio verso l'auto, che pero' e' all'opposto di Pianello. Mi sobbarco cosi' una 20ina di chilometri dovendo pure risalire a Serravalle (750m, ed ero a 400), con il terrore di forare ancora (cosa frequente con i tubolari, specie se vecchiotti) e affaticato dalla calura. Comunque riesco a recuperare l'auto e con la coda fra le gambe rientro a Riccione.


 

 
 
La sera mi consolo con una Brooklyn Lager e un filetto angus eccellente all'August, il birrodromo dietro al porto canale. Mercoledi mi contatta il mio compagno di squadra Domenico che ha una mezza giornata libera a Rimini e dato che di corsa non lo vedo neanche (per quanto lui corre forte), estrae la bici dal cilindro e decidiamo di fare un giro nella parte nord delle colline di Rimini, dove di solito non vado: Covignano, le coste di sgrigna, Verucchio e su fino a San Marino come meta finale. Ma complice prima una foratura sua, poi la rottura di un mio raggio della ruota di scorta riusciamo a malapena a fare una ventina di chilometri, e mestamente ritorno a casa con la bici fuori uso. 

E solo grazie al titolare di TecnoBike di Riccione che mi rimette in sesto la ruota riparata e mi cambia il tubolare usurato dell'altra ruota che l'indomani (giovedi) io posso riprendere la bici per completare il giro che dovevamo fare (Domenico pero' e' gia' tornato a Bologna), piu' che altro per tenere la gamba in tiro, visto che ho deciso che domani, venerdi, sarei tornato lassu', al Nerone, per completare l'opera. 

Cambiando idea in corsa, una volta arrivato in zona "Nerone", sono arrivato a Pianello e sono partito da li' per scalare prima questo versante, poi Apecchio, ed infine Piobbico, perche' avendolo gia' scalato due volte, alla peggio il brevetto lo conseguivo, per il diploma (che viene spedito a chi le fa tutte in un giorno solo) ci sarebbe stata un'altra occasione, casomai fossi stato troppo stanco.








Questo e' l'ultimo (di 21, come dicevo) tornante dopo il quale la strada spiana (dove c'e' il monumento al Giro) e poi in leggera discesa si arriva al Ristorante La Cupa. Li' trovo un altro aspirante brevettatore, e dato che sono le 11.45 lui e' gia' alla seconda scalata. Io alla prima, perche' non solo sono partito tardi, ma sono anche molto lento in bici.


Il mio percorso ora prevede la discesa ad Apecchio e relativa scalata da questo versante. Che fatta fra le 13 e le 15 si dimostra infame. Sono costretto piu' volte a fermarmi per massaggiare i piedi infuocati, detergermi dai litri di sudore che scendono copiosi, e allontanare le migliaia di insetti che mi stanno prosciugando il sangue. Arrivo in cima stravolto, e decido che il mio brevetto va bene cosi', in fondo ho fatto tutti e tre i versanti, e se non in un giorno solo, in due.





Quindi il libretto e' completo, ma non avro' il diploma, per adesso.

La settimana riccionese finisce in serata, ma qui a Bologna devo andare a letto presto: domattina altra sveglia antelucana (alle sei) per raggiungere Fanano (Modena), dove ho avuto la pessima idea di sfidare Gianni alla 32a edizione della Fanano - Capanno Tassoni, classica corsa estiva di 13 km in salita (tranne i primi due) per arrivare ai 1300 del Capanno. Tralascio i particolari della mia tapasciata (1.41.38) e uno degli ultimi posti all'arrivo, stracciato da Gianni (oltre 20 minuti il gap) e consolato -in parte- da 2 tigelle al ristoro finale. Bello ricco il pacco gara, non proprio la corsa che mi immaginavo di fare, ma consapevole che dopo 4 giorni di intensa bici la gamba non fosse al meglio. Il prossimo anno magari riposo, i 4 giorni prima...


sabato 11 agosto 2012

Bici-bici-bici!

Settimana dedicata alla bici. Almeno rispetto ai miei standard, bene tre uscite. 2 in pianura (Cozumel incombe) e l'ossessiva conquista do un altro versante del Grappa. Lunedi ho ripreso in mano la crono, e proprio per abituarmi al vento estremo che trovero', ho usato l'assetto "cattivo", con ruote ad altro profilo. Poca roba, un avanti indietro sugli Stradelli Guelfi, giusto per capire se la mia schiena puo' ancora abituarsi a sopportare la posizione distesa.


Il test e' andato bene, ma 35 km non fanno testo probante.Mercoledi con il cinno ennesima (quinta) scalata al Monte Grappa, da un dei versanti ritenuti "abbordabili", ovvero da Caupo, che di abbordabile non ha nulla, perche' se le pendenze non sono durissime (tranne quelle due rampe sopra il 15%, ben oltre la meta') i quasi 30 km totali, e le diverse contropendenze rendono il tutto piuttosto duro da affrontare. 

In piu' il normale stimolo di avere una lepre stavolta e' mancato, dato che il cinno era piu' volte dietro che non davanti, e un po' di volte la tentazione di girare la bici e tornare alla macchina era forte. Ovviamente il caldo era opprimente, anche verso la cima, pur considerando che scalando da nord -in teoria- doveva essere piu' fresco. Comunque conquistata anche questo versante con un guadagno di 14 minuti sulla scalata di ottobre scorso.






Giovedi avrei dovuto correre, ma alla fine per il troppo caldo ho bypassato a tempi migliori, e ieri mi sono rimesso sulla crono per allungare un po' le distanze, avvalendomi del supporto psicologico del cinno, che remando contro (per il caldo, per il vento, per l'afa, perche' gli si rompe la bici: un vero campionario di lamentele e difficolta') mi da la possibilita' di superare ostacoli che oramai per me non esistono piu', ponendomene di nuovi.

Alla fine ho comunque dovuto cedere (anche io ho un limite alla pazienza), e invece che il consueto giro della Bassa (Granarolo, Minerbio, Baricella, Molinella Budrio e di nuovo Granarolo), a San Pietro Capofiume (prima di Molinella) abbiamo deviato per Mezzolara, tagliando il percorso di una quindicina di chilometri.






lunedì 6 agosto 2012

Caldissimo

Eh, in questi giorni e' difficile correre, bisognerebbe nuotare, ma io vado in bici, dove ho ancora molto da imparare. Anche perche', in verita', non ho proprio voglia di nuotare. Correre si, ma no con questo caldo soffocante. Cosi' mercoledì ho voluto provare se la Val di Zena avesse un aspetto diverso, e partito dalla Pulce sono arrivato a Quinzano e tornato per la Valle d'Idice, nell'ormai noiosissimo giro da 54 e spiccioli chilometri. Anche perche' -noblesse oblige- sono iniziate le olimpiadi e non volevo andare troppo lontano.

In serata ho portato Carla al San Domenico di Imola, per una bella cena di compleanno. Ecco una selezione delle portate (uovo alla coque in crosta, ravioli, creme brulee di cavolfiore e mousse di cioccolato)





Giovedi dunque ho riposato, e venerdi sono partito bici in resta per un giro che alla fine doveva contemplare il Cippo Carpegna, Finche' godevo della sia pur calda brezza che spirava dal mare, anche anche, ma una volta girato dietro le prime colline (San Clemente) l'aria era irrespirabile. Calda, soffocante ed opprimente. Ho resistito fino a Montecerignone.



Cosi' sabato ho deciso che non avevo voglia di spararmi 50 km in auto per il giro del Carpegna (di corsa) e mi sono iscritto alla Beach&Run di Bellaria, corsa su strada e sulla battigia, anche su consigli di Roberto un amico twitter. Ovviamente ho consultato Google Map per capire dove fosse Bellaria, e molto superficialmente sembrava appena al di la' del porto di Rimini. Ovviamente decido per  andarci in bici (non da corsa) e con congruo anticipo (un'ora e un quarto) mi avvio.

Dopo un'ora ero ancora a Torre Pedrera, dopo aver visto Miramare, Rivabella, Rimini, San Giuliano, Rivabella, Viserba, Viserbella e -appunto- Torre Pedrera. Insomma arrivo alla partenza proprio mentre danno il via, e sto quasi per rinunciare, quando davanti alle telecamere di SKY mica posso fare queste figure.... Cosi' legata la bici, ritirato il pettorale e partito a velocita' del suono (4.47/km il primo!) mi aggrego. In breve raggiungo dei tapascioni, ma pago lo sforzo in bici, la sete e lo sprint iniziale e in breve sono scoppiato. Invece degli 11 e mezzo (dichiarati 13) chilometri ne faccio 7 e 65, ma un bel po' sulla battigia fra "gimme five" dei bambini e facce stranite dei villeggianti.

Bell'esperienza, che l'anno prossimo rifaro' con piu' calma, contando che poi la mattina avevo anche fatto un po' di nuoto in mare, tanto per non farci mancare il nostro triathlon quotidiano...