A Fabio, 5 aprile 2009.

lunedì 28 marzo 2016

Via le ragnatele.....

Dopo il post precedente, quella della Maratona di Venezia, avevo perso la voglia di scrivere. Soprattutto m'era passata la voglia di scrivere "giusto per". 

Dopo il meritato riposo post maratona, ho intrigato il mio coach (Costa) con una scommessa al limite dell'impossibile: riuscire a prepararmi per arrivare a quel traguardo che non ho nemmeno sfiorato, lo scorso anno: quello dell'Oetztaler. 

Lui ha accettato, ma saro' costretto a riconoscergli un premio extra se raggiungero' l'obiettivo. Ovviamente ho accettato pure io. 

Cosi', da meta' novembre pedalo. Tre, quattro se non cinque volte a settimana, e grazie anche al tempo clemente ho mantenuto il programma senza problemi. Ho comunque messo nel carnet 3 mezze maratone, Crevalcore (6 gennaio), Verona (14 febbraio) e New York, domenica scorsa. 


Eccomi il 6 gennaio a Crevalcore, sopra, e, sotto, sul pulman che ci ha portato a Verona: quest'anno in 38...


Ma eccoci a New York, venerdi 18 marzo. Arriviamo a Newark, e -miracolo- 5 minuti per il controllo passaporti, 5 minuti per uscire dall'aeroporto, 5 minuti per farci caricare dalla navetta. Un'oretta scarsa a Manhattan (l'aeroporto e' in New Jersey) al nostro hotel. il Blakely, 55th fra la sesta e la settima: praticamente a Central park. Siamo comunque troppo stanchi per uscire a cena, ed anche pienotti: adesso le compagnie aeree nutrono bene, pasti equilibrati e tutto sommato di buona qualita', in economy.

Sabato mattina, una bella scarpinata (fino alla 18a), per il ritiro pettorali, il posto risulta un po' piccolo per la gran massa di gente, non tanto per i pettorali o le maglie, che sono divisi per migliaia, quanto per lo shop, dove ci si muove a fatica.



Tornando verso il nostro hotel ci imbattiamo nel negozio Lego, ed ovviamente mi faccio una bella foto. Poi, siccome il languorino aumenta, tamponiamo la fame alla Heartland Brewery: birra di produzione propria e hamburgher di qualita'. Sotto l'Empire State Building. Stavolta niente "sciottini", ma solo una pinta di ottima IPA. 



Pomeriggio di relax in hotel, ma abbiamo anche bisogno di acquistare la colazione, e per stare leggeri propendiamo per un autogestione della cena: Il Whole Food market in Columbus Circle fa al caso nostro: supermercato con ogni ben di dio.

Alla fine prendiamo un sushi, ottimo, e dell'acqua, che consumeremo dentro, e per colazione Donuts, formaggio spalmabile e (ovviamente) un muffin. Caffe' in camera, con la macchinetta. A letto presto non e' un problema. 

Ore 5. Sveglia neanche troppo traumatica, e rapida colazione con vestizione. Usciamo e l'aria sembra piu' frizzante. Non ci facciamo troppo caso, ieri c'erano 15 gradi, e ci sembra essere vestiti bene. Appena rrivati sulla Central South, pero' ci accorgiamo che il vento e' impetuoso, ed e' proprio freddo. Chissa' perche' non mi viene in mente di tornare in hotel, distante 5/7 minuti per indossare qualcosa di piu' pesante... La mezza di New York parte in mezzo a Central park, ma bisogna lasciare le borse sulla Central South, quindi fra qui e lo start ci sono circa 20 minuti di cammino. 

In questi 20 minuti congelo almeno tre volte. Sopra sono anche coperto, ma ho le gambe scoperte. Tremo, letteralmente, in griglia, e cerco di proteggermi dal vento gelido. Tutto inutile, anche Carla e' molto infreddolita. Ma almeno lei ha i pinocchietti... La mia salvezza viene da una ragazza, che a 20 minuti dallo start si toglie i panta jazz e li appoggia alla ringhiera, invece che buttarli nel cestone....

Non posso perdere questa occasione. Mi avvicino alla ringhiera, e con destrezza li prendo.... Arretro qualche metro e li indosso in fretta. Sono caldissimi e perfetti di misura. Ci correro' tutti e 21 km.




Lo start (per la nostra wave) e' alle 7.45, io sarei anche in un cancello avanzato, ma parto con Carla, dal fondo. Non so come sia successo, ma evidentemente non ho dato il tempo a Carla, e l'avevano relegata in ultima griglia. Dopo circa 15 minuti siamo sotto il via e cominciamo a correre. Carla sguscia via, io mi trattengo, mi voglio scaldare, prima, e poi godermi questa magnifica -seppur gelida- giornata. 

Dentro Central park si fanno quasi 10 km, si arriva fino al limite nord e poi superando alcune letali collinette si esce sulla settima (a sud), si tira dritto fino a Times Square (e meno male che il vento e' alle spalle) e poi dalla 42a si gira a destra e si arriva fino all'Hudson River. A Times Square uno dei tanti pannelli ci dice che la sensazione di assideramento che provavamo allo start non era finzione, ma realta': 33 gradi Farenheit (0,5 Celsius) alle 9.20... Ma ora sono caldo, e comunque corro. Appena girato sul lungo fiume (13imo km) si vede la Freedom Tower, e purtroppo so cosa significa: bisogna arrivarci, superarla e poi ci sono ancora un paio di chilometri prima dell'arrivo.

 

Ma quest'anno e' diverso. Continuo a correre, nonostante sia ben piu' di un mese che non lo faccio, ma pedalo solo, come detto. Un piccolo doloretto al dorso del piede, ma poi passa. Qualche fitta al fegato per l'hamburgher di ieri, ma anche queste passano... Insomma arrivo al sotto passo del Battery park e vedo il cartello dell'ultimo km. 

Una volta risbucati fuori, svolta a sinistra su Maìden Lane, ancora a sinistra su Water Street ed eccolo li, all'incrocio con Wall Street, l'agonato traguardo... Naturalmente dai timer sul traguardo non si capisce il tempo, essendoci 3 wave (e tre orari di partenza), 20 mila iscritti, considerando che siamo partiti dopo circa 15 minuti.... Si fa prima a risolvere un'equazione di secondo grado, che capire il prorpio tempo. Oppure, rilevarlo dal mio Garmin. 

Comunque Carla e' li che mi aspetta, mi ha preceduto di qualche minuto (scopriremo 7), e insieme ci avviamo ai vari passaggi del post finish: medaglia... foto ricordo... telo argentato... pacco ristoro... E taxi. Per tornare all'hotel.






Bene, ritornati in hotel, ci docciamo, e ci prepariamo per questa mini vacanza. Decidiamo di mangiare in una steakhouse, ma il richiamo di un Fish&Chips del The Irish Pub e' troppo forte. Ci godiamo anche una birra (chiara, una bestemmia qua!). Per digerire, un giro sulla Quinta Ave... E i luoghi classici: Abercrombie (con acquisti), Tiffany (senza), Michel Koors (con), CVS (con) e Starbucks, (Frapuccino, si!)... Poi la stanchezza ha il sopravvento, alla fine dopo aver acquistato 2 muffin al negozio di fronte dall'hotel non ci muoveremo piu'.



Lunedi... Lorenzo (Lo Preiato), che era venuto con noi a Verona ci invita per il caffe, ovviamente in un posto italiano, dove i gestori sono italiani emigrati, ma che adesso non ci sono... Comunque il caffe' (espresso) e' ottimo. Foto di rito, e lasciamo Lorenzo ai suoi impegni.


Raggiungiamo poi Giacomo, altro bolognese che lavora qui, e come l'anno scorso caffe al Brinch, poi su suo consiglio hamburgher al The Breslin, uno dei pochi locali che vanno fieri di mostgrare il maiale (e pure di servirlo), anche se io prendo il lamb hamburgher, un paninone all'agnello. Eccellente.


Il tempo e' tiranno, e la navetta della Go verra' presto a prenderci. Il nostro week end neyorkese finisce qua...